L’Airone che non vola

Pubblicato da Redazione il giorno 9 Marzo 2013
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Ancora una volta un media ha scelto la comoda via di scrivere quel che gli è parso conveniente riguardo Scientology, pubblicando senza contraddittorio le solite notizie scorrette, basate su “informazioni” viziate, più volte smentite, in barba al dovere, che dovrebbe essere sacro per chi fa informazione, di verificare le proprie fonti e le informazioni che da queste provengono.

È una storia già vissuta più e più volte. La dimostrazione che nel nostro paese, in modo non dissimile da altre nazioni, semmai peggiore, l’onestà di chi fa informazione è troppo spesso ampiamente al di sotto del livello minimo accettabile di onestà intellettuale.

Il codice etico di chi fa giornalismo è disatteso, ignorato, tradito, quanto e ben oltre i diritti basilari di libertà di credo e di pensiero sanciti dalla Carta Costituzionale. Uno stato di cose che si è ormai tramutato in un grido che invoca un cambiamento urgente, un grido che non può più rimanere inascoltato. Un segnale d’allarme di un bisogno di correttezza e verità che deve essere soddisfatto, pena la perdita della residua credibilità e il naufragio della professione giornalistica e di tutti i privilegi economici e di casta che in questo paese ha goduto e gode da lungo tempo.

Ci onoriamo quindi di pubblicare il documento che abbiamo ricevuto dalla Chiesa di Scientology, che non ha trovato l’accesso cui aveva diritto sulle pagine di una rivista che ha perso l’ennesima occasione di dimostrare la sua serietà: Airone.

Redazione di Verba Volant


Vimodrone, 9 marzo 2013

Alla c.a. della Redazione di
www.verbavolant.org

 

Gentili Signori,

inviamo la lettera qui allegata con la richiesta di pubblicarla sul vostro sito, sempre attento a temi quali la libertà di coscienza e di religione.

Questa richiesta nasce dal fatto che la rivista "Airone" ha recentemente pubblicato un articolo discriminatorio nei confronti della Chiesa di Scientology, basato essenzialmente su pregiudizi e fonti sconfessate e confutate da tempo.

Non solo l'autore dell'articolo non ha interpellato nessuno della Chiesa di Scientology per avere anche il suo punto di vista, ma sia lui che il caporedattore hanno in seguito rifiutato qualsiasi incontro con il rappresentante della Chiesa Nazionale di Scientology d'Italia, respingendo anche la richiesta di pubblicare una replica concordata al loro articolo.

Ringraziando per l'attenzione, porgiamo cordiali saluti.

Ufficio Affari Pubblici
Chiesa nazionale di Scientology d’Italia


croce di Scientology

Chiesa Nazionale di Scientology d’Italia

Via L. Cadorna 61 – 20090 Vimodrone (MI) - Tel. : 02.27409157

Email: affaripubbliciitalia@churchofscientology.net

 

 Vimodrone, 25 febbraio 2013

Alla c.a.
Sig. Caporedattore
Rivista AIRONE
Milano

e. p.c.: Sig. Andrea Porta
c/o redazione rivista AIRONE

 

OGGETTO: Articolo del sig. Andrea Porta pubblicato sul n. 382, febbraio 2013, della rivista AIRONE, pagg. 132 e 133

Egregio Sig. Caporedattore,

ho letto l’articolo in oggetto, nel quale Scientology viene presentata come esempio emblematico di gruppo che  inappellabilmente, almeno per l’autore, rientra nella pericolosa o, quantomeno, biasimata categoria delle “sette”.

Premesso che ho chiesto un incontro al sig. Porta e che non mi è stato concesso, le invio queste note con la richiesta di pubblicare una replica al suddetto articolo, da concordare sia nella forma che nella lunghezza.

Considerato che quello del sig. Porta non è il primo articolo critico su Scientology – AIRONE ne ha pubblicato un altro sul n. 378 ottobre 2012 - mi chiedo se questa volontà di mettere in cattiva luce  la Chiesa di Scientology sia dovuta ad una precisa linea editoriale decisa a tavolino.

Mi piacerebbe poter parlarne con lei, soprattutto per fornirle ogni informazione di cui ritenga di aver bisogno, perché penso che quando si scrive su qualcuno bisognerebbe sentire anche la sua campana non solo quella di chi lo critica, non crede?

Ritornando all’articolo del sig. Porta, ho alcune considerazioni da fare. La prima è relativa alla definizione che l’American Psychological Association (APA) dà di setta, riportata nell’articolo come definizione autorevole.

Ebbene, quella definizione è rifiutata dalla sociologia della religione ed è facile capire perché.

Definire le sette come “movimenti che mostrano eccessiva devozione a persone, idee e oggetti” lascia ampi spazi di interpretazione. Inoltre, scientificamente parlando, chi può oggettivamente dire a quanto corrisponde una quantità “eccessiva”? Quand’è che siamo di fronte ad una “giusta” devozione e quando a una devozione “eccessiva”?

Come dobbiamo definire i  buddisti che hanno profonda devozione per il Dalai Lama?  E i cattolici che ne hanno per il Papa o per Padre Pio da Pietralcina? Che dire di coloro che si recano a Lourdes credendo fortemente che la Madonna, o una sua immagine o la stessa l’acqua santa di Lourdes, farà un miracolo per loro? E le ragazze di buona famiglia che lasciavano tutto per seguire Madre Teresa di Calcutta per andare ad assistere i moribondi sui marciapiedi della città? E coloro che fanno voto di castità, povertà e obbedienza e si ritirano in un monastero, abbandonando tutto, hanno una devozione “eccessiva”?

Per quanto riguarda le “tecniche ingannevoli” usate per “perseguire gli scopi del leader”, seconda parte delle definizione di setta fornita dall’APA, pongo un quesito: se il paradiso e l’inferno non esistono (nessuno può dire di avere la prova scientifica della loro esistenza), le prediche e i riti cattolici potrebbero essere considerati  alla stregua di tecniche per ingannare?

Fatte queste considerazioni, noto che per sostenere la tesi preconcetta su Scientology, il sig. Porta ha riesumato il controverso rapporto del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, “Sette religiose e nuovi movimenti magici in Italia” del febbraio 1998.

Ci sono alcune cose da sapere in merito a quel rapporto.

La prima è che esso venne redatto da poliziotti (non da sociologi o esperti di religione) ed aveva lo scopo di informare alcune cariche statali riguardo la possibilità di eventuali attentati durante il Giubileo che si sarebbe celebrato nel 2000. Si trattava quindi di un rapporto riservato a poche autorità statali.

Stranamente, quel rapporto finì invece alla Commissione Affari Costituzionali della Camera dove, guarda caso,  in quel periodo si stava discutendo la proposta di legge sulla libertà di religione e il 29 aprile 1998 venne dato alle redazioni dei media italiani con le conseguenze del caso: inutile allarmismo e discriminazione.

A causa delle vicissitudini sopra descritte e del fatto che spesso chi ne parla non ha letto le critiche che ha ricevuto da più parti,  ancora oggi continua a fare danni. Di certo si presta molto bene a corroborare il pregiudizio che taluni nutrono verso certi gruppi religiosi.

Quel rapporto ha grossi limiti dovuti essenzialmente al fatto che i poliziotti, non essendo studiosi del fenomeno delle nuove religioni, non hanno compiuto un attento studio dei vari gruppi per dare corrette informazioni riguardo ad essi ma si sono limitati a raccattare informazioni sommarie, perfino da fonti anonime, senza curarsi della serietà e fondatezza di quelle fonti.

Per questo ed altri motivi, quel rapporto ha ricevuto severe critiche dal mondo accademico ed è costato al Ministero dell'Interno una causa per diffamazione intentatagli con successo dal dott. Antonio Meneghetti, citato nel rapporto a proposito dell'associazione di Ontopsicologia.

Ad esempio, il dott. Nicola Colaianni, magistrato ed esperto di diritto ecclesiastico, nel suo libro "Sette religiose e nuovi movimenti magici" (Edizioni Sapere 2000, Roma, 2001) in merito a quel rapporto ha scritto:

"Le schede fanno, invero, riferimento a'voci non verificate', a 'fonti indirette' e - naturalmente non potendo mancare in un rapporto di polizia – a 'segnalazioni anonime'. [...] In alcuni casi – e Scientology è tra questi – l'informativa è svolta sulla base di materiale fornito da fuoriusciti e passato al vaglio di organi giudiziari (nel caso di Scientology dalla Corte d'Appello di Milano, sentenza 2 dicembre 1996, poi però annullata dalla Corte di Cassazione con sentenza 8 ottobre 1997). Insomma lo scopo è di  allarmare ma, in concreto, non si è in grado di addurre argomenti specifici: una situazione senza sbocchi."

Il dott. Massimo Introvigne, sociologo, uno dei massimi esperti a livello internazionale di nuove religioni, in un articolo intitolato "Molto rumore per nulla? Il ‘rapporto italiano sulle sette’" ha scritto:

“A proposito della Chiesa di Scientology lo schema della scheda, […] segue sostanzialmente la lunga disamina della Corte d’Appello di Milano nella sentenza di condanna del 2 dicembre 1996, pure rilevando che la Corte di Cassazione nella sentenza n. 1329 del 1997 — che secondo il rapporto '[...] appare invero piuttosto innovativa' (p. 49) — ha cassato con rinvio la sentenza milanese, sottoponendola a una attenta critica praticamente su ogni punto.”

Passando ora all’uso che si fa nell’articolo del termine setta, riferito a Scientology, devo dirle che, come minimo, è anacronistico. Normalmente il termine setta viene usato per discriminare il credo altrui, in ossequio al pensiero bigotto e fanatico che se la propria è una vera religione, quella altrui deve conseguentemente essere una setta.

L’uso del termine setta per biasimare le scelte altrui dimostra la mancanza di conoscenza della storia di ogni grande religione. E’ risaputo che nella fase iniziale di espansione, ogni grande religione ha dovuto fare i conti con la diffidenza innata che lo status quo oppone ad ogni cosa nuova che minaccia di turbare gli equilibri. Ad esempio, i primi cristiani erano considerati una setta dagli ebrei del tempo ed il potere politico romano vedeva in essi un pericolo per l’ordine costituito: da lì le persecuzioni che cessarono solo dopo trecento anni di storia (vedere l’articolo del prof. Enzo Pace  “In principio c’era la setta”, nel libro “Credere è reato?”, Edizioni Messaggero di Padova, 2012).

Oggi Scientology conta più di 10000 chiese, missioni e gruppi in 167 nazioni del mondo. La Chiesa di Scientology è stata ufficialmente riconosciuta come ente religioso dai governi dei seguenti paesi: Albania, Argentina, Australia, Brasile, Costa Rica, Croazia, Repubblica Dominicana, Ecuador, India, Kazakistan, Kenya, Kirghizistan, Nepal, Nuova Zelanda, Nicaragua, Filippine, Portogallo, Scozia, Slovenia, Spagna, Sud Africa, Sri Lanka, Stati Uniti d'America, Svezia, Taiwan, Tanzania, Ungheria, Venezuela e Zimbabwe.   

Inoltre ha ottenuto riconoscimenti religiosi da tribunali ed enti pubblici amministrativi in altri paesi, Italia inclusa (si vedano, ad esempio, le sentenze n. 1329 dell'8/10/97 della Corte di Cassazione e n. 4780 del 5.10.2000 delle Corte d'Appello di Milano)

In Italia ci sono 12 chiese, 30 missioni e diversi gruppi che si occupano della crescita spirituale di parecchie  migliaia di cittadini italiani di ogni età, ceto sociale e professione, tutte persone capacissime di autodeterminazione e ben felici di praticare la propria religione, in questo caso Scientology.

La parola Scientology deriva dalla parola latina scio, che significa “conoscere” nel significato più completo della parola, e dal greco logos, che significa “lo studio di”. Significa letteralmente “sapere come conoscere”. È una religione di tipo gnostico (da gnosi = conoscere).

Gli scientologist credono che la salvezza è ottenibile tramite la conoscenza; credono che l’uomo è fondamentalmente buono e che la sua salvezza dipenda dalla fratellanza con i propri simili e con ciò che lo circonda. 

Credono che l’essere umano sia uno spirito immortale la cui esistenza si estende oltre l’arco di una vita. Credono che lo spirito sia dotato di capacità illimitate anche se non conosciute nell’adesso.

Uno scientologist crede pure che sia necessario fare qualcosa per gli altri e che dovrebbe usare ciò che ha appreso in Scientology, al meglio delle sue capacità, per aiutare la sua famiglia, gli amici, i gruppi di cui fa parte e per generare cambiamenti positivi laddove desiderabile o necessario.

È per questo che molti fedeli di Scientology si impegnano in campagne di prevenzione alla droga e per diffondere la cultura del rispetto, facendo conoscere la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e, quando necessario, intervengono per portare aiuto ogni volta che si verificano emergenze causate da calamità.

Chi pratica Scientology lo fa perché in essa ha trovato la sua via verso la Salvezza e la Verità ma, in ossequio al principio che fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce, si preferisce tacere sulle migliaia di liberi cittadini italiani che praticano Scientology ogni giorno con convinzione, per dare ascolto a pochi che strillano quanto cattiva sia.

Se fosse davvero così cattiva come pochi la descrivono, non continuerebbe a crescere come sta facendo.

Concludo ringraziando per l’attenzione e, in attesa di una sua risposta, porgo

cordiali saluti,

Luigi Brambani
Direttore Affari Pubblici