Nella setta di Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni

Pubblicato da Redazione il giorno 31 Marzo 2019

Nella setta - copertinaIl libro di Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni dedica una buona parte delle sue pagine alla Chiesa di Scientology.

La cosa non stupisce e nemmeno stupisce la pretesa degli autori di far passare per verità incontrovertibili tutta una serie di radicati pregiudizi e perfino pettegolezzi.

Un intero capitolo viene dedicato al resoconto delle due giornate che hanno passato sotto mentite spoglie in una Chiesa di Scientology.

In quel capitolo tutti i comportamenti dei collaboratori della Chiesa coi quali sono venuti in contatto vengono giudicati tramite lo specchio deformante del loro pregiudizio: se la persona che avevano di fronte era gentile lo era perché voleva irretirli; se sorrideva lo faceva perché le era stato imposto di farlo e se si mostrava entusiasta parlando della sua religione lo era solo perché oggetto di manipolazione mentale.

Opinioni personali presentate come se fossero realtà oggettiva.

Vengono poi riportate brevi testimonianze di un gruppetto di ex-scientologist italiani i cui nomi sono occultati, tranne che in un caso, rendendo quelle testimonianze non accertabili.

Riguardo a Scientology gli autori mischiano mezze verità con una tale quantità di allusioni e rumor che, pur senza dare nessuna notizia criminis, il lettore viene persuaso a pensare negativamente.

Ciò è riscontrabile, ad esempio, nel capitolo in cui si parla dei gruppi di riforma sociale nati grazie all’iniziativa e alla sensibilità di alcuni fedeli di Scientology.

Senza dirlo apertamente, in esso suggeriscono l’idea che quei gruppi, pur promotori di istanze legittime e di attività lodevoli, per il fatto di essere vicini a Scientology dovrebbero essere evitati.

Non potendoli perseguire penalmente, poiché non c’è nessuna notizia di reato, gli autori si fanno portavoce di quei gruppi illiberali che vorrebbero la reintroduzione del defunto reato di plagio, chiamandolo però in un altro modo altrimenti non sarebbe proponibile.

Quel reato, introdotto nel codice penale italiano nel 1933 - in pieno periodo fascista - venne cancellato dalla Corte Costituzionale nel 1981 a causa “… dell’imprecisione, l’indeterminatezza della norma, l’impossibilità di attribuire ad essa un contenuto oggettivo, coerente e razionale e pertanto l’assoluta arbitrarietà della sua concreta applicazione.” aggiungendo pure che “Giustamente essa è stata paragonata a una mina vagante nel nostro ordinamento …”

I NOSTALGICI DEL CODICE ROCCO

Carmine GazzanniFlavia PiccinniGli autori dedicano un capitolo a coloro che nel tempo hanno proposto disegni di legge per reintrodurre il reato di plagio, tentando di far credere che da quando esso è stato cancellato si è creato un vuoto legislativo che ha favorito il proliferare di quelle che loro chiamano, arbitrariamente e a-scientificamente, sette.

Per dar forza a questa tesi i due autori hanno intervistato un poliziotto della SAS, sigla che sta per Squadra Anti Sette, un’unità speciale di “polizia religiosa” istituita nel 2006 come parte del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno per contrastare le “sette”, così come ci sono le unità per contrastare il terrorismo, la mafia, lo spaccio di droga.

“ ‘Quando viene la famiglia a prospettare anomalie in un gruppo’— dice il poliziotto – ‘la prima cosa che viene segnalato è il fattore economico, poiché sovente ci sono grandi uscite di denaro. Noi ascoltiamo tutti, dunque iniziamo a ipotizzare un reato che con le indagini arriveremo o meno a confortare. È tutto molto complicato. A volte, ci troviamo con le mani legate.’ ”

E mostrando di comprendere il suo cruccio, con spirito di solidarietà i due autori di seguito scrivono:

“Non avere una legge a disposizione, ma arrabattarsi con il codice civile e penale, non è cosa semplice. Anzi: nella maggior parte dei casi si rivela impossibile.”

In questa breve frase troviamo tutto il teorema che ha motivato il libro, che ispira le attività dei gruppi anti-libertà di coscienza e di religione e che sembra ispirare anche lo zelante funzionario intervistato: ci sono gruppi che non piacciono a certe persone e poiché non sempre si possono perseguire i responsabili perché non commettono reati contemplati dai codici esistenti, civile e penale, bisogna reintrodurre i reato di plagio così tutto diventa più semplice: basta sostenere che la tal persona è stata plagiata e la cosa è risolta.

"’Reintrodurre il reato di manipolazione mentale — prosegue il membro della SAS - è auspicabile.’ ”

Si noti che nella frase non viene detto “introdurre”, ma “reintrodurre”. Sembra quindi che non si tratti di far approvare una nuova norma che configuri un preciso reato, ma di riesumare il cadavere del defunto reato di plagio, chiamandolo con un nuovo nome nella speranza che possa rivivere di vita propria: un’operazione alla Frankestein.

Il poliziotto si spinge più in là e, non curante del dettato della Corte Costituzionale che ha cancellato quella norma per “… l’impossibilità di attribuire ad essa un contenuto oggettivo, coerente e razionale e pertanto l’assoluta arbitrarietà della sua concreta applicazione” afferma: “Anche a livello scientifico è possibile determinare come una persona agisca per canoni indotti” e, ormai lanciato, aggiunge: “Questo ci metterebbe nella posizione di aiutare i soggetti che subiscono gravi alterazioni psichiche.”

Da polizia anti-sette a polizia psichica il passo è breve.

Insomma, non si tratta di stabilire se un determinato gruppo commette reati quali truffe, circonvenzioni di incapaci, violenze private, estorsioni e così via, tutti ben determinati e accertabili, ma piuttosto se un dato credo religioso o forma di spiritualità o ideologia possa ingenerare “gravi alterazioni psichiche”.

Chi lo accerterà e con quali mezzi scientifici non ci è dato di sapere.

Sembra che non si voglia più punire il singolo che ha commesso un crimine accertabile, ma invece punire le idee del gruppo e gli stili di vita generati da quelle idee.

Questa ipotesi sembra confermata dalla sua ultima frase detta nel corso dell’intervista: “ ‘Sono la concomitanza di alcuni elementi a fare il quadro di una setta. Ripetere continuamente un mantra non può essere manipolativo, ma mettere il mantra insieme all’obbligo di fare donazioni continue o dare il 10% del proprio stipendio cambia le cose.’ ”

A parte il fatto che non si capisce come persone adulte, in pieno possesso delle loro facoltà mentali possano essere obbligate a fare donazioni che non vogliono fare, ma se il fatto che un gruppo religioso che riscuote direttamente una percentuale delle entrate dei suoi fedeli lo qualifica come setta allora la Chiesa Cattolica e quella Luterana in Germania dovrebbero essere considerate sette.

Si deve infatti sapere che le confessioni religiose tedesche sono finanziate direttamente dai fedeli che, per legge, devono dichiarare quale sia la loro religione e, conseguentemente , versare una tassa che va dal 7 al 9% dell’imposta sul reddito per usufruire dei servizi religiosi di quella fede.

Emblematico fu quanto successe al noto calciatore italiano Luca Toni che nel 2015 dovette presentarsi davanti alla Corte d’Appello di Monaco di Baviera perché accusato di non aver versato alla Chiesa Cattolica tedesca la predetta tassa per i tre anni trascorsi in Germania mentre era in forza al Bayern Monaco.

IL “PROFESSOR” STEVEN HASSAN

Steven HassanPer sostenere e rafforzare l’idea che il lavaggio del cervello (forma più colorita per dire plagio) è una realtà, Gazzanni e Piccinni citano come “massimo esperto mondiale di manipolazione mentale” il “prof. Steven Hassan”.

Steven Hassan, 63enne americano, si presenta al secolo come “mental health counselor”, consulente per la salute mentale.
Il dottor Massimo Introvigne, sociologo, tra i più preparati conoscitori di nuovi movimenti religiosi e di tutto ciò che vi gravita attorno, nella sua recensione al libro di cui stiamo trattando ha scritto:“Ci si accorge che qualcosa non va in un libro sulle ‘sette’ quando menziona ripetutamente il ‘professor’ Steven Hassan. Qualunque addetto ai lavori in questo campo sa che Hassan è un ex-membro della Chiesa dell’Unificazione che si è dato all’attività lucrosa ma illegale di ‘deprogrammatore’ — che consisteva nel rapire membri adulti di nuovi movimenti religiosi e tenerli poi segregati, sottoponendoli a varie forme di pressione perché lasciassero la ‘setta’ — senza passare da un’educazione accademica. Chi fosse abbastanza curioso da accedere alla pagina Linkedin di Hassan scoprirebbe che nel 1985 ha conseguito un diploma in pedagogia al Cambridge College, un’oscura istituzione di Charlestown, nel Massachusetts, da non confondersi con la famosa Università di Cambridge, in Inghilterra, e si propone di conseguire nel 2020 un dottorato alla Fielding Graduate University, una scuola debitamente accreditata ma che è nota principalmente per permettere a professionisti di una certa età di ottenere dottorati attraverso corsi seguiti prevalentemente online. Credo che Hassan sarebbe il primo a stupirsi che qualcuno lo chiami ‘professore’. Quanto a qualificarlo come ‘il massimo esperto mondiale di manipolazione mentale’, Hassan sarebbe probabilmente anche d’accordo sul fatto che il 95% dei membri del gruppo ‘Nuovi movimenti religiosi’ dell’American Academy of Religion — di cui non fa parte — considerano la sua teoria della manipolazione mentale, per usare un eufemismo, totalmente inaccettabile.” [Fonte: CESNUR]

Hassan ha fatto parte del fallito gruppo di odio religioso chiamato Cult Awareness Network e ha un background di violenza ultradecennale, sia personale che per il supporto dato a individui che si presentavano come “deprogrammatori” e che operavano veri e propri sequestri di persone per costringerle ad abiurare il loro credo religioso inviso a qualche famigliare che, per questo, era disposto a pagarli.

Una delle vittime di tale crimine fu il sig. Arthur Roselle che sottoscrisse dichiarazioni giurate in cui ha descritto in dettaglio gli abusi mentali e fisici da lui sofferti quando Steven Hassan lo sottopose a un tentativo di “deprogrammazione”.

Verso la fine degli anni ‘70 Arthur Roselle, allora maggiorenne e membro della Chiesa dell’Unificazione, venne rapito da alcuni uomini, imprigionato, legato per giorni e privato del sonno. Hassan arrivò anche a minacciare di drogarlo se non avesse abiurato il suo credo.

Il sig. Roselle racconta: “Durante i primi tre giorni del mio sequestro e di infida reclusione ero legato … e non mi era permesso di dormire. Quando la deprogrammazione cominciò decisi di non parlare e di non mangiare. Dopo due giorni senza parlare e senza mangiare, Steven Hassan mi minacciò di sottopormi a una serie di prove. Mi insultò e mi umiliò. Mi sentivo come un animale catturato e rinchiuso nello zoo … La circolazione del sangue delle mie mani era interrotta a causa del fatto che erano rimaste legate strettamente dietro la schiena per tutto il tempo. Entrambe le mani erano gravemente gonfie e avevano il colore di un ematoma. Durante i primi tre giorni, quando dovevo andare in bagno, ero sempre scortato da qualcuno, mentre le mie mani restavano legate. Non potevo lavarmi e radermi. Potevo urinare in un vaso con l’aiuto di un altro. A causa dell’imbarazzo derivante dall’essere controllato a vista in ogni momento mi impedii di defecare.” [da Agents of Discord, Deprogramming, Pseudo-Science and the American Anticult Movement; Anson Shupe & Susan E. Darnell; Transaction Publisher, New Jersey, 2006].

Roselle si salvò fuggendo dai suoi aguzzini dopo sette giorni di atroce prigionia.

Questo non è l’unico caso di “deprogrammazione” criminale attuato dal “prof” Steven Hassan.

Nel loro libro Gazzanni e Piccini scrivono: “ ‘I gruppi più distruttivi installano anche fobie nella mente delle persone per renderle impaurite, per evitare che si ribellino al leader, all’ideologia o provino anche soltanto a lasciare il gruppo’. Privazione del sonno. Tecniche dell’alimentazione con l’impoverimento di zuccheri che portano a una maggiore ricettività. Prove che mirano a sfinire il corpo.”

Tuttavia non sanno vedere che quelle tecniche sono in realtà state usate proprio da gente come Hassan, da membri di certi gruppi “anti-sette” molto distruttivi.

Si tratta di cecità da pregiudizio o solo malafede?

IL LOVE BOMBING

Margaret SingerNel loro libro, Gazzanni e Piccinni citano come seconda massima esperta di manipolazione mentale la psicologa Margaret Thaler Singer.

Secondo la Singer parte della tecnica che le “sette” userebbero per fare il lavaggio del cervello ai malcapitati è il cosiddetto “love bombing” che consisterebbe, secondo lei, nel bombardare di affetto, ammirazione e attenzione la persona fino a farla sentire così ben accolta nel gruppo che non può più lasciarlo.
Nel libro, ma anche nelle loro interviste rilasciate ai media, Gazzanni e Piccinni parlano spesso e volentieri del “love bombing”, di quanto loro stessi ne siano stati oggetto quando, sotto mentite spoglie, si sono infiltrati nei gruppi che hanno voluto spiare e di come siano riusciti a non farsi irretire grazie alle preventive informazioni ricevute da esperti ed ex- membri del tale o del tal altro gruppo.

A pagina 9 del loro libro leggiamo: “In tanti - psicologi, esperti, ma anche fuoriusciti — ci avevano detto che saremmo stati letteralmente tempestati da attenzioni e gentilezze. Da quello che solitamente viene indicato come love bombing, secondo la definizione teorizzata nel 1995 dalla psicologa Margaret Thaler Singer.”

Peccato che le teorie della Singer siano state clamorosamente rigettate come non scientifiche dall’American Psychological Association [APA] e da numerosi tribunali statunitensi.

Il professor Lorne L. Dawson, professore ordinario al Dipartimento di Sociologia e Studi Giuridici e al Dipartimento di Studi Religiosi dell’Università di Waterloo in Ontario, Canada, e autore di numerosi libri e saggi, critica come “non scientifici” Hassan e gli altri proponenti le teorie di Margaret Singer sul lavaggio del cervello in ambito religioso:

“Nel contesto scientifico sociale, per qualche tempo sembrava che l’unica situazione in cui si potesse affermare con sicurezza che si era verificato il lavaggio del cervello era quella relativa ai prigionieri di guerra o a quelli politici, tutti quanti costretti fisicamente a partecipare a programmi di indottrinamento. Anche in quei casi, comunque, esiste un considerevole dubbio nella comunità scientifica sociale che quell’esperienza giustifichi di essere definita ‘lavaggio del cervello’.”

Per saperne di più consigliamo la lettura di un interessantissimo articolo che si può trovare qui: https://www.cesnur.org/testi/mentale.html

LA DISCONNESSIONE

Uno dei cavalli di battaglia di coloro che attaccano la Chiesa di Scientology è quello della cosiddetta disconnessione, descritta come la pratica che impone ai propri fedeli di non comunicare più con chi abbandona la chiesa e, addirittura, con chi non ne fa parte.

Un tale tipo di politica non esiste per niente in Scientology. Non esiste alcuna direttiva in Scientology che richieda ai fedeli di disconnettere dalla famiglia e dagli amici che hanno un credo diverso. Al contrario, il codice morale di Scientology impone che gli Scientologist rispettino il credo degli altri [precetto 18 “Rispetta la fede religiosa degli altri” da La Via della Felicità].

Scientology incoraggia ad avere ottimi rapporti con la famiglia, che sia composta da scientologist o meno, e le relazioni con la famiglia migliorano con Scientology in quanto gli scientologist imparano a migliorare la comunicazione e a risolvere qualsiasi eventuale problema preesistente. [precetto 5 “Rispetta ed aiuta i tuoi genitori” da La via della felicità]

La Chiesa crede che comunicare sia un diritto fondamentale di qualsiasi essere umano. Conseguentemente, ciò include il diritto di non ricevere la comunicazione di un altro se non lo si desidera.

La disconnessione non è altro che la decisione di una persona di non essere più connessa a qualcuno che le è ostile o che si mostra molto ostile verso il suo credo e che, nonostante tutte le azioni intraprese per risolvere la situazione, continua a essere ostile.

La discriminante che dà il diritto a disconnettere è l’ostilità, NON l’aver smesso praticare Scientology  o l’avere un credo diverso.

Una persona decide di smettere di praticare Scientology e se ne va: ha esercitato un suo diritto e nessuno sarà tenuto a disconnettersi da lei.

Un’altra invece se ne va e comincia ad attaccare la chiesa o qualche scientologist rivolgendosi ai media. Qui abbiamo una persona che non sta semplicemente esercitando il proprio diritto a cambiare credo o a non aderire a nessun credo, sta invece cercando di sopprimere Scientology o di danneggiare qualche scientologist.

Ciò gli costerà l’espulsione.  Nella chiesa Cattolica si chiama scomunica. Essendosi posto nella condizione di essere ostile a Scientology o agli scientologist, questi ora hanno il diritto di non avere nulla a che fare con lei.

Nella chiesa Cattolica si chiama scomunica.

Una confessione religiosa è come una società e ogni società esercita la disconnessione verso coloro che la danneggiano o che danneggiano altri membri. Nel caso della società civile la disconnessione consiste nel porre l’individuo in un luogo che lo obbliga a stare disconnesso dal resto dei membri sani della società, affinché non possano essere da lui danneggiati.

Il diritto alla disconnessione è lo stesso che esercita il coniuge che è stato tradito; è lo stesso che esercita il socio che si separa dall’altro che non è più d’accordo su nulla; è il diritto che tutti gli esseri umani di questo mondo hanno di non ricevere comunicazioni che non vogliono ricevere ed è la base del diritto alla privacy.

Perché uno scientologist non dovrebbe godere di un diritto che tutti gli altri hanno?

ESPEDIENTI SUBDOLI

Gazzanni e Piccinni scrivono a pagina 120 del loro libro: “Lo spionaggio, però, è una pratica comune. Eclatante, a riguardo, è quello che avviene in Scientology. È il 2010 quando nella Sea Org di Torino gli investigatori sequestrano fascicoli e archivi. Secondo quelle indagini — che non hanno avuto seguito - sarebbe esistito un dossier relativo a personaggi scomodi che erano attenzionati da Scientology.”

Anche in questo caso i due usano l’espediente che riesce loro meglio e cioè abbozzare un disegno che è una menzogna, colorandolo con una mezza verità e inserendo il tutto in una cornice di verità, fornendo così al lettore un quadro che accetterà, nel suo insieme, come verosimile.

Spieghiamo meglio la tecnica del duo Gazzanni-Piccinni:

  1. cornice di verità: “È il 2010 quando nella Sea Org di Torino gli investigatori sequestrano fascicoli e archivi.” (tralasciamo il dettaglio che a Torino non esiste nessuna Sea Org, ma una Chiesa di Scientology);
  2. mezza verità: “Secondo quelle indagini – che non hanno avuto seguito …”;
  3. menzogna introdotta col verbo al condizionale per scongiurare la possibilità di essere denunciati per calunnia: “… sarebbe esistito un dossier relativo a personaggi scomodi che erano attenzionati da Scientology.”

Ed ecco confezionato il quadro col quale i due asseriscono che in Scientology è prassi spiare le persone.

Come già detto è vero che ci fu un’indagine che fece seguito a una denuncia anonima, ma essa non ha avuto seguito perché fu archiviata per il fatto che non venne trovato nessun “… dossier relativo a personaggi scomodi …”. [Decreto di Archiviazione del 15 aprile 2011 – RGNR 45542/10]

Un’ultima nota la merita l’uso dell’aggettivo eclatante nella frase riportata sopra, aggettivo di per sé esagerato se si considera che i due autori sapevano che la vicenda si era conclusa con l‘archiviazione del procedimento.

Per capire come mai Gazzanni e Piccinni hanno usato quell’aggettivo così roboante dobbiamo ricorrere a quanto la Corte di Cassazione ha reso noto con la sentenza 5259/84.

In quella sentenza vi è il famoso decalogo degli espedienti subdoli usati per manipolare le notizie al fine di influenzare l’opinione dei lettori.

Il punto C) ne illustra uno che si verifica quando il giornalista nel dare una notizia ricorre:

«C. al tono spropozionatamente scandalizzalo e sdegnato, specie nei titoli, o comunque all’artificiosa e sistematica drammatizzazione con cui si riferiscono notizie neutre perché insignificanti o, comunque, di scarsissimo valore sintomatico, al solo scopo di indurre i lettori, specie i più superficiali, a lasciarsi suggestionare dal tono usato, fino al punto di recepire quanto corrisponde non tanto al contenuto letterale della notizia, ma quasi esclusivamente al modo della sua presentazione (classici a tal fine sono l’uso del punto esclamativo — anche laddove di solito non è usato — o la scelta di aggettivi comuni, sempre in senso negativo, ma di significato non facilmente precisabile o comunque sempre legato a valutazioni molto soggettive, come, ad esempio, “notevole”, “impressionante”, “strano”, “non chiaro”.»

Basandosi sul nulla, ma mostrandosi scandalizzati, i due autori hanno cercato in questo modo di manipolare il lettore, insinuando colpe inesistenti.

LE TESTIMONIANZE DEI FUORIUSCITI

anonimousSempre in merito a Scientology gli autori riportano una decina di testimonianze di fuoriusciti, ex fedeli o collaboratori delle chiese o missioni di Scientology in Italia.

Di questi, 9 sono anonimi, per cui i loro racconti, per quanto ci è dato di sapere, potrebbero anche essere frutto della fantasia degli autori, e solo di uno di loro viene fornito nome e cognome in relazione a una specifica vicenda, quella riportata nella sezione “Espedienti Subdoli”.

La persona di cui viene fornita la vera identità è un torinese che è stato uno degli accusatori della Chiesa locale in occasione della predetta vicenda.

In un’intervista rilasciata 5 giorni dopo il sequestro degli archivi della Chiesa di Scientology di Torino disse: “Da sempre c’erano rumors ma non c’erano mai state le prove. E ora, dopo il sequestro, le prove ci sono e sono anche abbondanti.” [articolo del 24 maggio 2010, pubblicato da affaritaliani.it]

Se quelle prove fossero davvero esistite, il torinese ne sarebbe stato indebitamente a conoscenza visto che le indagini erano ancora in corso e solo gli inquirenti della Procura della Repubblica di Torino potevano esserne a conoscenza, ma in realtà la sua affermazione era solo un bluff, una sbruffonata, perché quelle “prove”, come già detto, non sono mai esistite.

Tutto ciò avvalora la tesi sostenuta da sociologi ed esperti di nuove religioni, tesi qui di seguito riassunta con le parole del prof. Lonnie D. Kliever:

“Non esiste alcun dubbio che questi dedicati e fanatici oppositori delle nuove religioni presentino una visione distorta delle nuove religioni al pubblico, al mondo accademico e ai tribunali a causa della loro disponibilità e volontà di testimoniare contro le loro precedenti affiliazioni religiose e attività. Tali apostati agiscono sempre secondo uno scenario che li giustifica, addossando la responsabilità delle loro azioni al gruppo religioso. In verità, i vari scenari di lavaggio del cervello, così spesso invocati contro i nuovi movimenti religiosi, sono stati ripudiati in maniera schiacciante da sociologi e studiosi delle religioni e definiti niente più che dei tentativi calcolati per screditare il credo e le pratiche di religioni non convenzionali agli occhi di enti governativi e dell’opinione pubblica. Per giornalisti responsabili, studiosi e giuristi è difficile considerare tali apostati come fonti d’informazione credibile. Anche i racconti dei fuoriusciti volontari che non hanno rimostranze da esporre devono essere usati con cautela, giacché stanno fornendo un’interpretazione della loro esperienza religiosa passata filtrata dal loro tentativo del presente di ristabilire la loro identità e stima personali. In breve, alla luce dei fatti, gli apostati delle nuove religioni non possiedono gli standard di obiettività personale, competenza e comprensione informata richiesti a testimoni esperti.” [da The Reliability of Apostate Testimony About New Religious Movements, Dallas, Texas, January 24, 1995]

SETTE?

Nel libro, Gazzanni e Piccinni danno una loro personalissima definizione di “setta” che cambia mentre procedono nella stesura del libro fino a includere gruppi che di religioso non hanno mai avuto nulla.

falso allarmeÈ la definizione di due giornalisti che devono portare avanti la battaglia di quei gruppi illiberali che si definiscono “anti-sette” e che forniscono statistiche gonfiate e indimostrate secondo le quali 4 milioni di italiani - ma se ne ipotizzano ben 13 se si estende la definizione - sarebbero membri di queste “sette”.

Il metodo usato dai due autori del libro per far sembrare bizzarro un gruppo a loro inviso è quello ormai collaudato, consistente nell’estrapolare frasi da qualche testo relativo a un determinato gruppo per poi commentarle in modo tendenzioso al fine di suscitare il biasimo del lettore.

Tale metodo è stato usato per presentare quello che nel loro libro cercano di far passare come credo di Scientology, dimostrando così tutta la superficialità con la quale si sono documentati.

Nel libro non mancano nemmeno risibili pettegolezzi su una celebrità che ha abbracciato il credo di Scientology e che vengono presentati come verità accertate, ma che in realtà è robaccia degna solo delle peggiori riviste e siti di gossip dai quali probabilmente l’hanno presa con un pigro copia-e-incolla.

È forse il caso di ricordare che in Italia vi è un consolidato orientamento giurisprudenziale che ha riconosciuto la natura religiosa di Scientology e la piena legalità delle attività delle sue chiese e missioni.

Autorevoli rappresentanti del mondo accademico sono giunti alle medesime conclusioni.

Uno studio terzo, approfondito e scientifico, sui principi, pratiche e finalità di Scientology è stato pubblicato nel 2017 dall’Editrice Morcelliana col titolo “Scientology. Libertà e immortalità”. È stato scritto dal professor Aldo Natale Terrin, docente emerito dell’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova e autore di oltre 40 opere sulle antiche e nuove forme di spiritualità e religiosità.

In essenza Scientology è lo studio della conoscenza.

Scientology include certe verità fondamentali che possono essere così riassunte:

  • l’uomo è un essere spirituale la cui esistenza si estende oltre l’arco di una singola vita;
  • lo spirito è dotato di capacità sono ben al di là di ciò che normalmente si crede.
  • L’uomo non solo è in grado di risolvere i propri problemi e di raggiungere i propri obiettivi e una felicità duratura, ma anche di raggiungere stati di consapevolezza spirituale dei quali non avrebbe mai sognato l’esistenza;
  • l’essere umano è fondamentalmente buono e la sua salvezza dipende da se stesso, dagli altri e dal raggiungimento del senso di fratellanza con l’universo.

Gli scientologist credono che il principale diritto sia quello di aiutare e per questo hanno formato gruppi per promuovere la cultura per una vita libera dalla droga, per far conoscere i diritti umani, per far rispettare quelli di coloro che sono ricoverati in ambiente psichiatrico e hanno costituito un gruppo di volontari iscritto nel registro nazionale della protezione civile che ha portato aiuto, insieme a tutti gli altri, in occasione dei terremoti verificatisi in Molise , Abruzzo , Emilia Romagna e quello che ha distrutto Amatrice.

Scientology è presente in Italia da oltre 40 anni con 13 chiese e 20 missioni che si occupano della crescita spirituale di diverse migliaia di cittadini di ogni età, ceto sociale e professione.

Per questo tutte le cattive parole finiscono di fronte all’evidenza, evidenza che è più forte di ogni opinione, l’evidenza di quelle molte migliaia di persone che in Scientology hanno trovato il loro percorso verso la Verità e la Salvezza.

E siamo convinti che anche dentro quegli ex-scientologist le cui brevi testimonianze sono state riportate nel libro rimane la consapevolezza di quel percorso e di quel sogno e di aver fatto almeno qualche cosa nella giusta direzione.

Forse rimane loro anche la nostalgia e non pensiamo che sia la stessa che spinge taluni a proporre la reintroduzione di un “reato” - fortunatamente per tutti cancellato - che aveva il solo scopo di zittire, punire, reprimere i non allineati all’ideologia imperante.