A VOLTE RITORNANO

Redazione
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Panorama

In un articolo di Panorama ritornano a farsi sentire quelli che auspicano la reintroduzione del reato di plagio che la Corte Costituzionale ha cancellato nel 1981 perché ritenuto una “mina vagante nell’ordinamento italiano”

Sul n. 4 del 15 gennaio 2025, la rivista Panorama ha pubblicato un articolo intitolato “Guai a toccare la setta”.

Gli autori dell’articolo, Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni, dei quali diciamo di più in seguito, accusano certi gruppi religiosi di reagire in modo scomposto nei confronti di coloro che li attaccano.

La morale, secondo gli autori, sembra essere che mentre l’attaccante ha il diritto di attaccare quando e come vuole, l’attaccato dovrebbe starsene buono e lasciarsi attaccare.

Una replica civile e legittima è stata inviata al direttore responsabile della rivista, il dott. Maurizio Belpietro, chiedendogli di pubblicarla affinché i lettori potessero conoscere anche l’altra versione della storia raccontata nell’articolo, ma ha preferito ignorare la richiesta.

CHI ATTACCA CHI?

Riguardo a Scientology, citano il caso di due giornalisti, Andrea Sceresini e Giuseppe Borello, dicendo che Sceresini, in seguito ai suoi scritti e video di denuncia di Scientology, è stato fatto oggetto di un’attività diffamatoria consistita nel creare un blog in cui viene descritto in modo distorto e in telefonate anonime fatte ai suoi genitori e alcuni parenti per riferire loro cose infamanti sul suo conto, fino a quando è riuscito a individuare l’anonimo accusatore e a denunciarlo.
Per informazione, il procedimento nato dalla la denuncia-querela del sig. Sceresini nei confronti di uno Scientologist si è concluso il 14 luglio 2021 con l’archiviazione della stessa.

Andrea Sceresini è un giornalista free lance che si è infiltrato in una chiesa di Scientology a febbraio del 2012, fingendosi interessato a saperne di più e riuscendo a partecipare a qualche conferenza; in tutto poche ore durante le quali ha registrato immagini per poi pubblicare un lungo articolo critico.

Borello, invece, fingendo di essere interessato a far parte dello staff della chiesa, a novembre del 2015 si è infiltrato per poche ore, anch’egli registrando di nascosto immagini e dialoghi.

Carmine Gazzani e Flavia Piccinni, autori dell’articolo pubblicato da Panorama, sono due giornalisti che lavorano come addetti stampa della Fondazione BRF Onlus (Brain Research Foundation: istituto per la ricerca scientifica in psichiatria e neuroscienze), il cui presidente è lo psichiatra Armando Piccinni, padre di Flavia.

A novembre del 2018, Gazzanni e Piccinni hanno pubblicato il libro scritto a quattro mani “Nella Setta” col quale denunciano l’operato di gruppi religiosi e laici, da loro indistintamente definiti tutti “sette”.

Gazzanni e Piccinni si sono infiltrati in una chiesa di Scientology a marzo del 2018. Al fine di provare la veridicità dei loro pregiudizi hanno partecipato sotto mentite spoglie a un corso introduttivo durato poche ore.

Quel breve lasso di tempo gli è bastato per produrre un capitolo su Scientology che il dott. Massimo Introvigne, sociologo di fama internazionale, fondatore e direttore del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni), nella sua recensione sul libro “Nella Setta” ha così commentato:
“Il linguaggio è stato scelto con cura per disumanizzare i membri delle religioni che gli autori non gradiscono. Ad esempio, in uno dei primi capitoli i giornalisti descrivono la loro visita alla Chiesa di Scientology di Milano. La persona che li ha accolti viene descritta come avente ‘occhi simili a un alligatore’ e ‘denti da cavallo’. Nulla è più simile a un libro anti-sette di un altro libro anti-sette. I due giornalisti hanno fatto un copia e incolla di affermazioni contenute in precedenti libri, ricavandone il fantasioso numero di quattro milioni di italiani coinvolti in ‘sette pericolose’. C'è solo un problema con questa statistica che viene spesso citata: è completamente insensata.” [The Journal of CESNUR - Nella setta]

CULTOFOBIA

“La stigmatizzazione di gruppi religiosi come ‘sette’ e una delle minacce più gravi e frequenti alla libertà religiosa in Occidente. Ed è presente anche in Italia. Risulta assolutamente evidente che in ogni gruppo possano esservi fanatici che distorcono gli insegnamenti originali, o perfino delinquenti incalliti, maniaci sessuali, truffatori, lestofanti. E anche vero che, se vengono commessi reati vanno perseguiti secondo la legge, ed esistono norme precise, ispirate al principio della responsabilità personale: sottolineare, però, che chi ha commesso i1 reato era membro, o anche dirigente, di un gruppo religioso, così denigrandolo, a che cosa serve, se non a punire ingiustamente il gruppo intero? Questo è il lavoro che stanno svolgendo i cultofobi dei gruppi “anti-sette” coi mass media compiacenti.” [La “fobia delle sette” in Italia: fake news al servizio della denigrazione religiosa, di Massimo Giusio, su The Journal of Cesnur, Volume 2, Issue 4 – July-August 2018, pag. 97]

Gazzanni e Piccinni hanno promosso e continuano a promuovere le attività di gruppi antireligiosi che sostengono la necessità di limitare, se non sopprimere del tutto, le attività di quelle che loro sprezzantemente chiamano “sette”.

Tra questi vi è il CeSAP, Centro Studi Abusi Psicologici, fondato dalla psicologa Lorita Tinelli, il cui presidente è lo psicologo Luigi Corvaglia.

A gennaio del 2023, Tinelli, insieme all’avvocato Marco Marzari, hanno pubblicato il libro “Sette e manipolazione mentale”. In esso, tra le altre cose, forniscono interpretazioni fuorvianti di alcuni scritti del fondatore di Scientology, L. Ron Hubbard, e riportano le accuse infondate di una coppia di ex scientologist rancorosi.
Il libro termina col rammarico che nelle questure d’Italia non ci sia la presenza della Squadra Anti Sette (SAS), una squadra di poliziotti che dovrebbe indagare qualsiasi gruppo religioso ritenuto (da chi?) una “setta” così da impedire la commissione di reati. Ci viene spontaneo pensare alla storia raccontata nel film Minority Report.
Ancora più ambiziosa è l’idea che l’avv. Marco Marzari ha esposto in occasione della presentazione del suddetto libro, tenutasi a giugno del 2024 a Milano. Egli ha perentoriamente affermato che non è interessato ad ottenere una norma che punisca la manipolazione mentale, ma è molto interessato a farne approvare una che punisca il reato di “associazione a delinquere finalizzata alla costituzione di una setta.”

Considerando che quasi ogni religione conosciuta è nata in seguito a una scissione da una religione preesistente e, come tale, chiamata setta dai contemporanei, se una tale norma punitiva fosse esistita ai tempi di Gesù di Nazareth e, prima ancora, di Gautama Siddharta, il Buddha, religioni quali il Cristianesimo e il Buddismo forse non sarebbero ciò che ora sono.

A parte tale ipotetica considerazione, c’è una riflessione più seria da fare: a chi spetterebbe giudicare a priori, senza nessuna evidenza di reato, se un gruppo è da ritenere una setta con un disegno criminoso invece che un’associazione lecita con un’autentica finalità religiosa?

Per poter dire se un gruppo è un’associazione a delinquere devono essere stati accertati determinati crimini contemplati nel codice penale e un disegno criminoso condiviso dai suoi membri.

In merito al libro di Tinelli e Marzari, il professor Luigi Berzano, prete cattolico, docente di Sociologia Generale presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino, coeditor dell’Annual Review of Sociology of Religion e presidente del CESNUR, ha scritto: “Poiché gli autori non danno alcuna definizione del fenomeno su cui intendono ‘riportare l’attenzione’, cioè quello delle ‘sette’, nonostante affermino che esso sia molto ‘discusso’ e ‘studiato’, l’impianto strutturale del libro risulta privo di qualsivoglia fondamento logico, cioè, una base teorica da cui scaturirebbero eventuali esemplificazioni che potrebbero, come gli autori affermano, dimostrare ‘l’esistenza di tali realtà con tutte le gravi e disturbanti conseguenze che ne derivano’. In sostanza, il lettore non sa di cosa gli autori stanno parlando…”

E così ha concluso la sua disamina: “… la loro pubblicazione riesce ad attirare su questo fenomeno solo un’attenzione scandalistica e allarmistica senza sfiorarne minimamente le cause, la complessità, l’evoluzione spazio-temporale e le possibili vie per prevenire eventuali deviazioni. Per questo motivo non può essere considerata una fonte alla quale le istituzioni potrebbero attingere per istituire commissioni d’inchiesta o preparare disegni di leggi ‘speciali’.” [Sette e manipolazione mentale di Lorita Tinelli e Marco Marzari. Piemme, Segrate (Milano) 2023. 192 pp. EUR 17,50. ISBN: 978885668950.]

Nell’articolo di Panorama, viene menzionata l’On. Stefania Ascari, deputata del Movimento 5 Stelle.

L’On. Ascari ha cominciato la sua attività pubblica “anti sette” nel 2018, partecipando come figura istituzionale alla presentazione del menzionato libro, “Nella setta”.

Da allora, l’On. Ascari ha partecipato a svariate iniziative e ne ha personalmente patrocinato alcune per sostenere e promuovere gli obiettivi di alcuni gruppi “anti sette”.

Ha proposto iniziative quali la istituzione di un osservatorio sulle derive settarie e la formazione di una commissione d’inchiesta sul fenomeno delle “sette”.

Il 17 maggio 2024 ha partecipato al convegno “Viaggio nell’Italia dell’occulto: fra sette, manipolazione mentale e vuoto normativo”, organizzato dalla Fondazione BRF, di cui si è già detto. Sono intervenuti anche Lorita Tinelli e Luigi Corvaglia.

Nell’articolo si dice che l’On Ascari auspica un intervento legislativo e vorrebbe “…coinvolgere esperti, associazioni e vittime che possano dare un contributo per colmare il vuoto normativo che oggi vive il Paese e che spesso garantisce alle organizzazioni settarie impunità.”

In altre parole, secondo la deputata pentastellata, non basta il codice penale per punire chi commette reati, ci vuole qualcosa di più, qualcosa tramite il quale si possa punire qualcuno prima che abbia commesso un reato.

CHI MANIPOLA CHI?

Il libro di Gazzanni e Piccinni, “Nella setta”, verso la fine riporta la riflessione di un parlamentare della precedente legislatura secondo il quale “Bisogna ragionare sulla modalità per reintrodurre il reato di manipolazione mentale.”

Rieccolo, sotto un’altra veste, il fu reato di plagio di memoria fascista.

Come ormai noto, il reato di plagio, ex articolo 603 del codice penale, al tempo fortemente voluto dal Guardasigilli del governo Mussolini, Alfredo Rocco, è stato dichiarato incostituzionale nel 1981, quando si stava celebrando il processo al sacerdote cattolico Don Emilio Grasso, accusato da alcuni genitori di aver plagiato i figli minorenni.

L'art. 603 recitava: “Chiunque sottopone una persona al proprio potere, in modo da ridurla in totale stato di soggezione, è punito con la reclusione da cinque a quindici anni.”

Con la sentenza n. 96 dell'8 giugno 1981, la Corte Costituzionale concluse: “L'esame dettagliato delle varie interpretazioni date all'art. 603 c.p. nella dottrina e nella giurisprudenza mostra chiaramente l'imprecisione e l'indeterminatezza della norma, l'impossibilità di attribuire ad essa un contenuto oggettivo, coerente e razionale e pertanto l'assoluta arbitrarietà della sua concreta applicazione. Giustamente essa è paragonata a una mina vagante nel nostro ordinamento, potendo essere applicata a qualsiasi fatto che implichi dipendenza psichica di un essere umano da un altro essere umano e mancando qualsiasi sicuro parametro per accertarne l'intensità.”

La conclusione è che il reato plagio, come presentato dalla suddetta norma abrogata, non esiste, non può realizzarsi. Tuttavia, come affermato nella sentenza della Corte Costituzionale di cui sopra, è vero che nella vita si possono concretizzare situazioni di dipendenza psichica in cui in cui può aver luogo un rapporto di reciproca influenza, situazioni come “…nel caso di un rapporto amoroso, del rapporto fra il sacerdote e il credente, tra il Maestro e l’allievo, fra il medico e il paziente…” ma ciò non rende quelle persone colpevoli di un reato.

Oggi, il reato di plagio lo si vorrebbe reintrodurre col titolo di "Reato di manipolazione mentale" o "Reato contro l'integrità psichica", che ricorda tanto il codice penale della Germania nazista.

I gruppi “anti sette” e i loro sostenitori mediatici lamentano il fatto che l’Italia è l’unico Paese in cui non c’è il reato di plagio. Ciò non corrisponde al vero, ma quello che è interessante sapere è che “... ci sono più condanne di santoni, maghi e presunti ‘guru’ colpevoli di reati comuni in Germania e Svizzera – dove non c'è una legge contro la manipolazione mentale, anzi commissioni nominate dai Parlamenti hanno raccomandato di non adottarla – che non in Francia e in Spagna dove, rispettivamente dal 2011 e dal 1994, sono state introdotte norme simili a quella che si vuole introdurre in Italia, ma le condanne sono state rarissime.”
[www.cesnur.org – FAQ sul lavaggio del cervello e la manipolazione mentale – di Massimo Introvigne]

Di tentativi per reintrodurre il reato di plagio in Italia ne sono stati fatti diversi, tutti finiti in nulla di fatto.

Il dott. Massimo Introvigne conclude così la già menzionata recensione sul libro di Gazzanni e Piccinni:
“E sul tema dei nuovi movimenti religiosi il libro non è una fonte attendibile.
E’ di scorrevole lettura e ovviamente denuncia alcuni abusi reali. Ma offre una visione parziale, distorta e inaffidabile della maggioranza dei gruppi che presenta. Che qualche parlamentare della Repubblica si sia fondato sul libro per reclamare interventi pubblici contro le “sette” mostra che l’ignoranza sul tema non è purtroppo prerogativa solo dei giornalisti.”
[The Journal of CESNUR - Nella setta]

Il dott. Giusio ha concluso così il suo saggio:
“E’ ora di dire basta e intervenire. Anche sensibilizzando, in misura crescente e con forme magari inedite e più incisive, i gruppi religiosi diffamati e discriminati ad avvalersi di tutti gli strumenti offerti dal diritto italiano e internazionale per punire chi, con il pretesto di combattere manipolazioni immaginarie, è il vero manipolatore della realtà oggettiva. Screditare appartenenze, identità e valori ferisce l’onore e le sensibilità e danneggia sovente chi, in buona fede, professa convinzioni che ritiene basilari per la propria vita, il senso stesso dell’esistenza e i1 proprio sistema di relazioni. Oltre a compromettere l’esercizio autentico di quella libertà religiosa che le Costituzioni moderne, e quella italiana del 1948 ne è uno degli esempi migliori, considerano patrimonio irrinunciabile e intangibile della dignità della persona umana.” [La “fobia delle sette” in Italia: fake news al servizio della denigrazione religiosa, di Massimo Giusio, su The Journal of Cesnur, Volume 2, Issue 4 – July-August 2018, pag. 97]